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Canto settimo 155


Al faro, allo splendor di così fatte
     Dame, cui già lustrò più d’una penna,
     Sono le navi amabilmente attratte,
     Che pe ’l mare dell’Arte alzan l’antenna;
     Qui le donne più belle e meglio adatte
     All’opre onde per tempo Amor le assenna,
     Colme d’ogni saper l’avide coppe,
     Come in porto d’onor, posan le poppe.

Fra le nuove arrivate una dal volto
     Signorile e venusto Esperio ammira;
     Ma la Guida, che il vede un po’ stravolto,
     D’una còtta temendo, a sè lo tira:
     Costei, gli dice, ch’a più d’uno ha tolto
     La pace e il senno, è l’ibrida Vampira;
     Vanto di bella sopra l’altre ottiene,
     Brava del pari a smunger tasche e vene.

Quaranta demonietti acri e ribelli
     Si son gittati, ahi, sul suo capo in breve,
     E il bel campo de’ suoi bruni capelli
     Imbiancan qua e là d’orrida neve:
     Ben ella a strugger questa, a fugar quelli,
     Di mirabili filtri il capo imbeve,
     Ma gl’imbianchini mutansi in bifolchi,
     Ed arando la van d’aridi solchi.