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Canto settimo 153


Non di guglie così folta s’estolle
     La sacra mole al pingue insubre piano;
     Non mai materia ubbidiente e molle
     Si piegò tanto al ghiribizzo umano;
     Non sogno d’ebbro o delirar di folle
     Mai vide un tempio sì bizzarro e strano;
     Stuol di dèmoni par che tutto intagli
     Di corna il cielo, e contro al ciel si scagli.

Qual gente mai quest’edificio eresse
     E dedicollo alla gran dea Cornina,
     Qual ebber nome le sacerdotesse,
     Che professaron pria la sua dottrina,
     Per quanta intenzion posto ci avesse
     Ed erudizion greca e latina,
     Non ha il tedesco genio anco scoperto,
     Ma lo discoprirà, son più che certo.

Un’epigrafe sola in lingua ignota
     (Ignota ancor, ma si saprà anche questa)
     Si trovò, son più anni, entro la mota
     Con due corna ad emblema ed una testa;
     I dotti ancor non n’han capito un jota,
     Ma fecero al trovarla una gran festa;
     Qualcun la crede in lingua indo-germana:
     Ah! perch’è morto il professor Lignana?