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150 Atlandide


Già selvatico ceppo, or su scolpita
     Ara ghignando il crasso idol troneggia,
     Che fuori dal villoso inguine addita
     L’asta che smisurata il suolo ombreggia;
     Una ben mutonata e inciprignita
     Mandria di ciuchi al dio rubesto inneggia,
     Ragliando ognor con quanto fiato ha in gola:
     Arridi, o Pinco, a la novella scuola!

O Pinco dio, da quella nobil parte,
     Ond’ha l’immagin tua dovizia tanta,
     Pullula il saper nostro e la nostr’arte,
     Come pollone da selvaggia pianta;
     Deh! spargi tu sopra le nostre carte,
     O Pinco dio, la tua semenza santa;
     Tu con sperimentai metodo e grata
     Opra l’ingegno femminil dilata!

Così dei ben forniti asini il coro
     Inneggia al nume con ragliar concorde;
     E a rendere efficace il canto loro
     Corron le donne che non son già sorde:
     Freme di desiderio ogni lor poro,
     Mirando quel di cui più sono ingorde;
     Ed ecco per la grotta, in ogni loco,
     Sotto il ghigno del dio, principia il gioco.