Arrogi a questo, ch’alberi ed arbusti
Non crescon rami, non educan fronde,
E altro in sè non han che nudi fusti,
Ma di creste erte e radiche profonde,
Tra cui gli spazj son cotanto angusti,
Che le barbe dappiedi o nere o bionde
S’intesson fitte e sì lanose e belle
Da far quasi un tappeto di Brusselle.
Assise al rezzo di sì strane piante
Stanno le stagionate dottoresse,
Neglette i panni, torbide il sembiante,
Scinte il seno, irte il crin, le voci fesse,
Ma intrepide, gagliarde e tutte quante
Scrittoresse, ominesse, apostolesse,
Che sostengon co’ fatti e co’ sermoni,
Che sinonimi son gonne e calzoni.
La capa di sì nobile consesso
È una toppona da’ capei vermigli,
Che per obbrobrio dell’opposto sesso
Scodellato avea già tredici figli,
Ed a far pari s’accingeva adesso;
E che pe’ modi bruschi e pe’ consigli
Maschj e pe ’l tutto insiem, punto leggiadro,
Da tutte l’altre era chiamata il Madro.