Sorrise, e di siffatti ondeggiamenti,
Diss’ella, non ti dar pena soverchia,
Che non cede a sì lievi esperimenti
Chiunque di virtù l’animo cerchia;
Se in ogni caso un non so che tu senti,
E il malor già ti preme e ti soperchia,
Basta a cacciarlo via, che tu negli occhi
Mi guardi e del mio velo un lembo tocchi.
Quello però che nel tuo caso parmi
Opportuno non sol, ma necessario,
È che dal maschio volto io ti disarmi
E celi il sesso tuo nel suo contrario:
Chè queste donne, se ti scopron l’armi
C’hai teco, ancor che dentro un santuario,
Ti si gettano addosso, e per Apollo
Con dotte svenie sùcchianti il midollo.
Però che queste impiastrascartabelli
Dall’acre ingegno e dall’ingenua faccia
Raffinano con l’arte i lor tranelli,
E più sicura all’uom danno la caccia;
Tengono questi a bada, adescan quelli,
Scopron dove ti dorme la beccaccia,
A levar brave ed aormar la fera
Più che cagne da bosco e da riviera.