Su la punta dei piè, con cadenzato
Passo a mezzo l’Arena indi s’avanza,
E facendo uno scoscio un po’ arrischiato,
Riverisce la nobile adunanza;
Poi con bel garbo d’orso ammaestrato
Fatte due pirolette e una mutanza,
Un salto spicca alla distesa fune,
L’afferra svelto, e su vi adagia il clune.
Con lieta faccia e con modesto orgoglio
Si dondola da pria tranquillamente,
E par dica: ti voglio e non ti voglio,
Conosco l’arte di gabbar la gente;
Poi sorge in piè, come un sovran sul soglio,
Squassa la fune, e lanciasi repente,
Ed or salta, or s’accoscia, or dà un tal crollo,
Che grida ognun: s’è scavezzato il collo!
Ma, non che scavezzarsi alcuna cosa,
Il destro saltator spicca una coppia
Di capriole, e in furia turbinosa
Gira così, così la furia addoppia.
Che non sol l’arte sua meravigliosa,
Ma meraviglia par s’egli non scoppia,
E meraviglia più, ch’ei non ha l’ali:
Apprendete a girar quindi, o mortali!