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Canto sesto 137


Su la punta dei piè, con cadenzato
     Passo a mezzo l’Arena indi s’avanza,
     E facendo uno scoscio un po’ arrischiato,
     Riverisce la nobile adunanza;
     Poi con bel garbo d’orso ammaestrato
     Fatte due pirolette e una mutanza,
     Un salto spicca alla distesa fune,
     L’afferra svelto, e su vi adagia il clune.

Con lieta faccia e con modesto orgoglio
     Si dondola da pria tranquillamente,
     E par dica: ti voglio e non ti voglio,
     Conosco l’arte di gabbar la gente;
     Poi sorge in piè, come un sovran sul soglio,
     Squassa la fune, e lanciasi repente,
     Ed or salta, or s’accoscia, or dà un tal crollo,
     Che grida ognun: s’è scavezzato il collo!

Ma, non che scavezzarsi alcuna cosa,
     Il destro saltator spicca una coppia
     Di capriole, e in furia turbinosa
     Gira così, così la furia addoppia.
     Che non sol l’arte sua meravigliosa,
     Ma meraviglia par s’egli non scoppia,
     E meraviglia più, ch’ei non ha l’ali:
     Apprendete a girar quindi, o mortali!