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Canto sesto 129


In tal fiero pensier, furtivamente,
     Senza ad altri svelar l’arduo partito,
     Bieco lo sguardo, torbido la mente,
     Per le scale s’avvia lento e romito;
     Quindi un mesto pensiero alla dolente
     Sposa rivolto ed un cerin brandito.
     Prorompe in piazza: al risoluto aspetto
     Micca il diresti, all’alta face Aletto.

Qual per la tenebrosa onda Canari,
     Acquattato sul vindice brulotto,
     L’occhio intento, la man pronta, e del pari
     A guizzar fra’ nemici agile e dotto,
     Invocando nel cor gli eroi preclari,
     All’Ammiraglia osa cacciarsi sotto,
     Gitta l’igneo bitume, e in quel che rugge
     L’incendio sacro, si ritrae, non fugge;

Tal Zebedeo fra la nemica greggia
     Mescesi ardimentoso, e colà dove
     La tromba ippopotamica torreggia,
     Stoppie ammucchia e fascine all’ardue prove;
     Ecco accesa è la teda, ecco fiammeggia.
     Ecco audace ei l’avventa e volge altrove;
     Ma non si accorge, ahimè, che in quel momento
     Smorzata avea l’inclita face il vento.