Qui serrati e chiavati, alle finestre
Si fanno audaci, e su la schiera avversa,
Fatti ognun delle braccia archi e balestre,
Quanto in mano gli vien fulmina o versa;
Mordonsi gli altri per furor le destre,
Anche il Baron la continenza ha persa,
E perso il capo, a suo perpetuo scorno,
Avrebbe ancor, ma non l’avea quel giorno.
Setto però, cui fa stillar l’ingegno
Paura o fame e pullular le idee,
Si sovvien che là presso un tal congegno,
Detto l’Organo Magno esser ci dee:
Una tromba che fuor tutta è di legno,
Dentro di piombo e insaziata bee,
E poi, da un orifizio ampio c’ha in vetta,
L’onda bevuta con gran furia getta.
Con un prode drappello al noto loco
Recasi in fretta, e la pesante mole
Trovata, ancor che mal connessa un poco,
La traggon fuori a via di corde al sole:
Tentennando sui fianchi e con un roco
Lamentio protestar certo essa vuole,
Che a venir fuori a malincuor s’induce,
Perchè fatta per lei non è la luce.