Bubbola è detto, e di sì bel portante
Su le groppe ei si reca il suo maestro,
Ch’è inver peccato ch’abbia uman sembiante
Un che a fare da bestia è così destro;
Ben talor fa il bizzarro e l’arrogante,
E minaccia spezzar barde e capestro,
Ma perchè torni al natural riserbo,
Basta mostrargli un po’ di biada o il nerbo.
Non appena si fu schierata in piazza
Questa legion del Callo o della Morte,
Con immenso fragor, con furia pazza
Dell’Ateneo spalancansi le porte;
E qual delle loquaci oche la razza,
Schiamazzando vien fuor l’altra coorte,
Che morir vuol, pur di restar fedele
Ai due calli d’Ovidio ed alle mele.
Ablativo, baron del Polpettone,
Comanda a questi intrasigenti eroi:
Armi ei non ha, ma sopra un carrettone
L’opere sue gli portano due buoi;
Con queste in mischia o in singolar tenzone
Egli è il terror degli avversarj suoi,
Che gli basta una d’esse, anzi un sol tomo,
A franger l’ossa e a stritolare un uomo.