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Canto sesto 123


Un giornal con industre arte piegato
     Facea tricuspidale elmo alle teste;
     Quattro penne di gallo accapponato,
     Fossero emblema o no, servian da creste;
     Un cuojo di montone, abbottonato
     A le spalle, era insieme usbergo e veste;
     Pendulo da una stringa a' fianchi intorno
     Un calamajo avean chiuso in un corno.

Ma l’arma, che ciascuno, anche il più vile,
     A mo’ di freccia, in fiero atto bandisce,
     È una piccola penna, anzi uno stile,
     Cui l’Odio arrota e il Calcolo acuisce:
     D’atro veleno intinta ha la sottile
     Punta ch’a un tempo insudicia e ferisce;
     Nè usato mai fu con astuzia tale
     Dardo abissino ed indian pugnale.

Asterisco, erudito e cavaliero,
     Di sì nobile schiera è capitano,
     Ed erto se ne vien sopra un destriero
     Bardato ben, ma di sembiante strano:
     Chè il suo non è un caval, per dire il vero,
     Ma un buon puledro dell’armento umano,
     Anzi un alunno suo fido e robusto,
     Che a fare da somier ci ha proprio gusto.