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122 Atlandide


Così d’uomini istrutta e d’armi nuove
     Tanto l’ira s’accresce e si dilata,
     Che doman le due schiere, anche se piove,
     Verranno in piazza a una campal giornata.
     Con gioia i Pellegrini odon le nuove,
     Certi omai che non fu vana l’andata;
     E impazienti di sentir le botte,
     All’Albergo del Chiù passan la notte.

Alle porte del ciel l’alba non era,
     Quando ognintorno un gran latrar di cani
     Diede l’annunzio che la prima schiera
     Scendea bramosa di menar le mani;
     Una all’aure sonante ampia bandiera
     Di carta, impressa di colori strani,
     Recava a cifre gotiche e contorte
     Il terribile motto: O Callo o Morte!

Una fanfara di corni e di nicchi,
     Di catube aspre e di flauti stridenti
     Riecheggiava per chiassi e crocicchi,
     Balzar facea la corata alle genti;
     Davano i prodi co’ tacchi tai picchi,
     Che le faville n’andavano ai venti;
     E a mezzo trotto, con ilare aspetto
     Correano all’armi siccome a banchetto.