Il padron, che l'avea sin da piccino
Con amore ingrassato a crusca e a ghiande,
Ed or che il carnevale era vicino
Lo facea segno d’un amor più grande,
Sapendo ch’esso non è ballerino,
Nè amico d’alcooliche bevande,
E vedendol di pria tanto diverso,
Pensò: di certo il raziocinio ha perso.
Qui bisogna avvertir, che tal padrone
Era un bel tipo da psichiatria,
Che cangiava ogni dì professione,
Facendo ora lo sbirro, ora la spia,
Ora lo spiritista, ora il cozzone,
Ora il maestro di pedagogia
Retrospettiva, insomma era un tal tomo
Che facea tutto fuor che l'onest'uomo.
Costui dunque vedendo all’improvviso
L’amato alunno che ad ognun s’avventa,
D’una paterna carità conquiso
Gli corre incontro ed ammansar lo tenta;
Ma quei con irto grugno e bieco viso
Gli si scaglia alle gambe e gliel'addenta:
Cade il meschin sul pubblico selciato,
Ahi tanto amava il non amante amato!