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Canto quinto 111


Infiliam questa via, che dalla riva
     Del colle al fianco occidental riesce,
     Dove in ampia magion la comitiva
     Dotta ogni giorno a cicalar si mesce;
     Ma poi che col pensier là non si arriva,
     Ad ingannar la via, se non t’incresce,
     T’insegnerò la fonte avvelenata,
     Onde la nova lue critica è nata.

Un giorno un topo dalla fame spinto
     Róse la coda a un animal trojano,
     Che la grossa dormia sazio e convinto,
     Che il mondo è un brago, e il porco è il suo sovrano;
     Ma il dolce untume ed il furtivo istinto
     Al ghiottoncello guadagnâr la mano,
     Sì che, vistogli sotto un buco oscuro,
     Qual fosse casa sua, v’entrò sicuro.

L’adiposo animal, che indifferente
     S’era lasciato roder l’escrescenza,
     Come quel non sa che penetrar sente
     Nel santuario della sua coscienza,
     Di pudor, di dolor, di rabbia ardente,
     Persa la natural sua continenza,
     A saltare si diè come un ossesso
     Senza riguardo al mondo ed a sè stesso.