Bench’io non sappia ancor donde venisti,
Nè t’abbia vista mai, tranne che in sogno,
Sappi, che da quei dì che il cor m’apristi,
Più che un bicchier di malaga t’agogno;
Or che un dio qui t’adduce, ah non c’è cristi,
lo ti metto dinanzi il mio bisogno,
Io ti caccio la man sotto il guarnello,
E muojo a’ piedi tuoi come Rudello!
Vòlta al compagno, che dal rider tanto
Le mani ai fianchi e il pianto agli occhi avea:
Noi non farem da testimonj intanto
A un bacio tal, disse ridendo Edea;
Lasciamo al mostro ameno il gusto e il vanto
Della conquista che il buon vin gli crea,
E a lui tutte le sere in forma tale
Scenda l’eterno femminin regale.
Degli altri alunni suoi, però che doppia,
Come già tu conosci, è la sua scuola,
Mostrar ti voglio l’erudita stoppia
Di cui la fama ai quattro venti vola:
Strana razza vedrai, che il mondo alloppia
Con gli atti, col pensier, con la parola,
Larve che di zavorra il capo han pieno,
Di fiele il labbro e di superbia il seno.