Pagina:Atlantide (Mario Rapisardi).djvu/108

108 Atlandide


Nella coppa spumante animo attinto,
     Trampellando e inciampando ad ogni sasso,
     Al lido ei muove per antico istinto,
     Non ch’egli sappia ove diriga il passo;
     Quivi, d’essere Alceo novo convinto,
     Pria l’occorrenze sue fa dietro un masso,
     Poscia al suo ben dalla boccaccia brutta
     Questi ventosi ventriloquj erutta:

Vieni, o tu buona, oh vieni! È il ciel piovorno,
     Attediato è il mar, tignosi i colli;
     Sbadigliano i fanali al lido intorno;
     Van pe’l grigio silenzio i buoj satolli;
     Pendule del pio mar sul pio soggiorno
     Stan le vacche del ciel gravide e molli,
     E tra la terra e il ciel fa l’occhiolino
     Huitzilopotli al gran Guatimozino!

Passava in quel momento (ora vedete
     Quanto sia il caso capriccioso e matto!)
     Una dir non sapreste o donna o prete
     A vederla a quell’ora, a primo tratto;
     Edea, che al mostro vuol tender la rete
     E prendersi di lui gioco a buon patto,
     Le si appressa, la indetta, un borsellino
     Le dà, e la manda al novo Alceo marino.