Videlo Baraballo un bel mattino,
E tal pietà non consueta n’ebbe,
Che tra le falde sue, come un canino,
A bocconcini e a briciole sel crebbe;
Ma visto che riman sempre piccino,
Svezzarlo tuttavia non lo vorrebbe,
E da balia facendogli e da vacca,
A un capezzolo suo spesso l’attacca.
Così nutrito, la testina scema
Beccasi Piaccianteo sopra la carta,
E suda e gela e ponza, e col sistema
Metrico decimale i versi squarta;
E con tal cura ed appuntezza estrema
Distici addoppia e strofe alcaiche inquarta,
Che in conto di prodigio ha da tenersi,
Che un tal babbeo faccia sì giusti i versi.
Gli vien da lato in musical cadenza
Marron Candito, versajuol sublime,
Che privo di cervello e di semenza
A via di vento ingravida le rime;
Anima musical per eccellenza
A ogni sillaba sua musica imprime,
E tale ai fiati suoi dà modo e legge,
Ch’ei ti sembrano versi e son corregge.