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Canto quinto 103


Non discosto da lor, ma un po’ da parte,
     Eutichio annaspa, anfanator perenne,
     Che per mastodontèo corpo e per arte
     Di parlar senza dire in fama venne;
     Versa talor su profumate carte
     Poetico sudor dalle cotenne,
     Ma, differente d’ogni altro animale,
     Il sudor che distilla è senza sale.

Ve’ ve’ quel beccherel che trotta e ruzza
     Col roseo sederin fuor dei calzoni?
     Lallino egli è, che ancor di latte puzza,
     E il reuzzo è dei vati e dei mignoni.
     Oh come il poverino il muso aguzza
     Per la fatica sua di due ragioni!
     Oh come ei sa con arte aristocratica
     Stuzzicar chi lo legge e chi lo pratica!

Quel piccinin dalla capocchia bionda
     Come un chicco di grano o di panico,
     Che per darsi aria le cigliuzza aggronda,
     È Guido Piaccianteo del Pappafico:
     La sua mammaccia rossa e invereconda.
     Dopo aver fatto quel che non ti dico,
     Per non guastarsi il petto e la carriera,
     Buttollo, e fe’ ritorno al sicutera.