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Scienza e Dolore 287

lunga serie di fatti mi vien dimostrando come rispondano al principio supposto, e quando la scienza si arresta procedo ancora, procedo con diritto di poeta e argomento che come gli altri dolori, anche i dolori della vecchiaia, della morte, delle ignoranze invincibili vi attestano un ascoso disordine, che dunque la natura umana è ordinata all’immortalità, alla visione delle origini e delle essenze, che il dolore del morire, meditato nell’attesa, sofferto negli spezzati affetti, imprimendo alle indestruttibili energie della psiche una fortissima tendenza a oltrepassare unite la morte, un costante sforzo di conservare questa unità e questa direzione, di resistere alle attrazioni contrarie, diventa ministro della vita. Mi balena che il dolore del fatale ignorare, configgendo il desiderio umano ai problemi eterni, diventa ministro della conoscenza perchè moltiplica le ipotesi, le credenze, gli errori che alla lor volta riproducendo dolore aiutano la ricerca, aguzza tutte le facoltà del conoscere, persuade la ragione a non disprezzare nè la fantasia nè l’affetto, costringe la fantasia e l’affetto a non contraddire la ragione, imprime finalmente alla psiche umana lo stesso moto verso l’oltre-tomba che le imprime il dolore della morte,

Non sogno una scienza del dolore che possa dimostrarne questa funzione trascendentale e su-