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286 | Ascensioni umane |
lore un elemento di bellezza e di grandezza confusamente appreso, ammirato e amato dall’uomo, non già distinto nè compreso nella sua intima natura; il quale tuttavia non rende il dolore desiderabile per sè. Levando allora l’oscuro coperchio di tale contraddizione apparente, v’intravvedo sotto, a prima giunta, quella nobile funzione del dolore di che oggi parlai. Vedo il dolore all’origine della scienza e lungo la faticosa sua via. Lo vedo causa e stimolo di ogni sforzo, di ogni lotta ond’è uscito e procede il progresso umano, necessario prezzo di ogni sua vittoria. Lo vedo educatore, rigeneratore d’individui e di popoli; in questi stessi giorni, ancora oscurati di pubblica sventura, ne odo gli ammonimenti, salutari alla patria mia.
Lo vedo severo, inesorabile giustiziere di colpe umane cui persegue di generazione in generazione fino a che una goccia del sangue colpevole ancora viva. Lo vedo qua e là infallibile indice del disordine, ch’è come dire primo consigliere e iniziatore dell’ordine. Procedo palpitando nei nuovi albori di una luce immensa. Sperimento idealmente sui dolori del mondo, a cominciare dai riducibili, l’applicazione di questo principio che dovunque è dolore è disordine, che il dolore sempre designa e aiuta un ordine futuro. Mi accompagno nello sperimentare alla scienza che per una