del dolore non conciliabile con la scienza. Osservo che i cultori delle scienze fisiche non possono avere a sdegno la metafisica senza ingratitudine. Il loro sapere è minacciato alla base dallo scetticismo neokantiano che gli nega il carattere di assoluta verità, e soltanto una sana metafisica vale a rivendicargli questo carattere. Soggiungo quindi che sebbene le mie parole possano tradire preconcetti metafisici e presentimenti mistici, esse non vi richiamano che all’osservazione, all’analisi, alla classificazione dei fatti, alle induzioni legittime, a quel lavoro d’ipotesi che precede nel buio, come un fluttuare incerto di fiaccole, l’avanzar sicuro della scienza. Quanto a me, non ho alcuna ragione di nascondere i miei preconcetti nè i miei presentimenti e ne ho molte di significarli. Noi siamo tutti creatori di mondi e anche l’artista si crea nel pensiero, come il naturalista e il filosofo, un piccolo universo dove l’intelletto suo si posa e si ristora. Nel microcosmo del mio pensiero l’origine e la funzione del dolore non sono del tutto evidenti ma neppure sono del tutto ascose. Artista, mi glorio di affermare che un raggio di arte mi illumina quelle ombre. La scienza, che studia il primo apparire e la più semplice espressione della vita, è in debito di studiarne con altrettanto intensa cura le manifestazioni più alte, una delle