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Scienza e Dolore | 279 |
anche steli spinosi e amati ne ascendono alla loro volta. Il desiderio che confida di appagarsi è dolcezza ma il desiderio che sa di non potersi appagare è tormento, e il verso famoso di Virgilio ha bene questo rovescio di prosa: — infelix qui non potuit rerum cognoscere causas.
Il malinconico sospiro del poeta si propaga di generazione in generazione e non resterà mai. L’essere che fu chiamato Ursachenthier, animale delle cause, non arriverà mai a conoscere scientificamente le cause prime. Vi sono per la scienza umana degli insuperabili confini ed ella stessa va scrivendo sulle porte dure a cui si frange la fatale parola: igrorabimus. So bene quale tempesta di violente discussioni abbia sollevato ventisei anni or sono l’ignorabimus di colui che un avversario suo fiero chiamò il retore dell’università di Berlino. In fondo poco importa che questo preteso retore, il Du Bois Reymond, non certo sospetto d’inclinare all’idea religiosa nè al dualismo, indicando nel 1872 soli due confini della scienza e parlando nel 1880 dei sette enigmi del mondo, si sia contraddetto come pare a Ernesto Häckel e può non parere ad altri. Poco importa che l’enigma per esempio, della formazione della coscienza diventi facile o no se prima si scioglie l’enigma della costituzione della materia. Poco importa che lo stesso Häckel, fortemente in-