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Scienza e Dolore 275

grandi servigi alla civiltà. Così parlando in questa città gloriosa che ha testè commemorato gli epici avvenimenti di cui fu teatro cinquant’anni or sono, io non posso a meno di ricordare il frutto dell’opera terribile che la guerra, il colera e la fame hanno qui allora compiuto. Sublimarono nella moltitudine il concetto e il sentimento dei più alti doveri civili; inebbriarono le coscienze dell’orgoglio eroico e dell’ambizione magnanima di mostrare a fratelli e a stranieri come in Venezia ogni viltà era morta; diedero a questo popolo quel che mancò a troppo gran parte d’Italia, una sufficiente preparazione di sacrificio e di dolore alla libertà.

Ora io chiedo, ritornando al mio soggetto: perchè il dolore ha mosso primo e move tuttavia lo spirito umano sulle vie della scienza, perchè altri servigi ha reso e rende, cessa egli forse di esser dolore? Nessuno distoglierà mai nè i gaudenti del mondo nè i penitenti degli eremi dal tendere con tutte le forze loro a uno stato felice. Poche settimane or sono, Voi, o colleghi, avete aggiudicato un premio all’inventore di uno strumento che allevia, forse per pochi momenti, certe sofferenze d’infermi, senza sanarle. E se fu giustizia il farlo, come io credo, tanto più è glorioso per la scienza di combattere ogni causa di dolore individuale e sociale, di determinare le leggi na-