volgo adesso a considerare quel nobile stimolo dell’attività scientifica ch’è giudicato comunemente il più puro da ogni mistura d’interesse e che moltissimi cultori della scienza, fra i più degni, vorranno forse oggi glorificare come il solo. Io pure lo glorifico e incomincio con riconoscerne l’antichità. Poi che il dolore fisico e i dolori morali che vi
hanno radice ebbero accumulato nell’uomo esperienza, giudizi, sapere, e la lotta per la vita gli diventò meno fiera e continua, un palpito nuovo parve destarsi in lui, un desiderio di sapere per sapere, un generoso amore del vero, il germe di quel sentimento che voi chiamate culto della scienza e che alla lotta per la vita sostituisce la lotta per la luce. Ebbene, considerate come nell’individuo umano uscito di fanciullezza si manifesti con il crescente vigor vitale un sentimento nuovo, ricco d’idealità, abborrente da ogni egoismo, consigliere di ogni sacrificio. Vi ha certo nell’amore un elemento superiore e divino. Un elemento di sacrificio è idealmente visibile, per ombra e figura, persino nella prima origine sua, nell’atto riproduttore della cellula primitiva che rinuncia ad essere individuo e si scinde. Ma la cellula si scinde realmente per una necessità della sua nutrizione e con il misterioso elemento morale vi ha nell’amore umano un elemento di sofferenza fisiolo-