tende un chiaro avvenire. Vedete gli apostoli della
riforma sociale quanto lietamente sacrificano la loro quiete e talvolta pure la libertà loro per un sogno che affidano al futuro; vedete con quale entusiasmo faticano gli apostoli dell’idea scientifica per la speranza di un’éra luminosa in cui dalla terra e dal cielo sarà scomparso il mistero. Misurate nell’interno delle anime questi sentimenti, aggiungeteli, con un calcolo ideale, alla gioia del benessere altrui, al piacere che un rapido accrescersi degli agi continuamente ravviva, e negate, se vi è possibile, una scala ascendente delle soddisfazioni umane parallela all’ascensione del Progresso. Certo di fronte alle cifre ascendenti della gioia persistono paurose le cifre del dolore e l’istinto che move il ferito a guardarsi la piaga affligge gli occhi nostri a queste. Ma sono i deboli che troppo si guardano le ferite. Un infelice torpore li prende e prenderà noi se ci lasciamo affascinare dalla contemplazione del dolore e del male per modo da credere a un loro fatale progresso, quando invece è il progredire dell’ordine che rende sempre più tormentoso il disordine. Ci avveleneremo l’anima per lo sguardo, cadremo poco a poco nel dolore e nel male noi stessi; anche nel male, sì, perchè un’accidia triste ci avvolgerà nella sua ombra.