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Progresso e Felicità 213

una Banca, consigliere di un Club, fabbriciere di una parrocchia, giurato, socio di cinque o sei società di mutuo soccorso, membro di una commissione d’imposte, ufficiale della milizia territoriale. Ora, prosegue il critico che potrebbe pure chiamarsi legione, questo è contro lo sviluppo libero della personalità umana, è illegittima limitazione, è iniquo asservimento di lei, questo non è per la felicità degli uomini, è per la loro sventura. Semplificate l’organismo sociale invece di complicarlo se volete esser felici, abolite le divisioni e suddivisioni del lavoro, se volete restituire all’individuo umano la libertà, la dignità e la gioia di cui godeva quando ciascuno era proprio architetto e muratore, calzolaio e sarto, re e cameriere, cuoco e pontefice.

Non è questo! «esclama, in nome pure di chi soffre e vuol esser felice, un altro terribile critico della società umana». La divisione delle funzioni sociali e del lavoro è bella e buona ma porta con sè il pericolo di futuri conflitti perchè ciascuna classe sociale tende a esagerare l’importanza della funzione propria. Ora sono i sacerdoti, ora sono i soldati, ora sono gli operai, che vogliono imporsi alle altre classi. I conflitti consumano le energie che dovrebbero servire al progresso e la civiltà decade. Per questo perirono