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Progresso e Felicità 205

hujus temporis parvi et mali, pleni doloribus et angustiis». Io sono il vecchio stanco che vede le generazioni umane discendere al peggio e sono il giovane focoso che insulta in faccia il vostro progresso ascendente come un’alta marea di ingiustizie e di sofferenze. Io sono il miserabile che langue d’inedia nella soffitta e sono il ricco che langue di tedio al primo piano. Io sono il sociologo che registra delitti e delinquenti, ci mostra sempre più affollate le case dove per colpa s’infligge dolore. Sono il fisiologo che considera nell’uomo la preponderanza del sistema nervoso crescente con l’attività intellettuale e quindi con la civiltà, che ne deduce un aumento necessario e continuo di sensibilità agli attriti della vita, quindi un aumento di pene. Sono il psicologo che misura il nuovo piacere procurato dagli agi nuovi e la sua durata sino al punto in cui sfuma nell’abitudine, e sono l’astronomo che studia la durata del sole e il fato di tenebre incombente sul nostro pianeta. Sono finalmente tutti voi quando nella sventura il pregio della scienza e degli agi si annienta per voi, quando lo spettacolo del dolore altrui vi induce a un simile disprezzo, quando ripensando i godimenti del tempo antico narrativi dai vostri padri e dagli avi, li giudicate tanto più sereni dei vostri, più ricchi di gioia vera; quando vi dolete della vostra stessa