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sure fattemi sono, a mio avviso, egualmente fondate. Mi si rimprovera di aver chiamato ingenua la fede, mi si osserva che la fede non abbisogna di questo indulgente appellativo. Oh lo so, io che con tutta l’anima credo! Ma nel passo riferito dalla Civiltà Cattolica, io non parlavo della fede semplice che trova appunto il suo latte, buon cibo e adatto a lei, nel senso letterale del racconto biblico, di quella fede cui giova credere, come dice S. Agostino in qualche parte delle Confessioni, nel suono stesso della voce di Dio. Il mio dotto contradditore protesta esser falso che a questa ingenua fede la scienza abbia insegnato a dire ordine anzichè comando. La scolastica, egli dice, ha sempre ammesso l’ordine della natura. Ma poi distrugge la sua stessa censura confessando che quanto all’origine delle cose l’antica scuola ha attribuito molto al comando. Ma è appunto dell’origine delle cose che io parlo e non certo per escludere il comando di Dio che le trasse dal nulla, ma per dimostrare che non è necessario ammetterne gli atti separati e distinti.

Parrebbe pure, dall’articolo della Civiltà Cattolica, ch’io avessi citato inesattamente un passo della seconda epistola ai Corinti e postovi un transformati invece di un trasformamur; ma qui l’egregio scrittore si è lasciato cogliere da una di-