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Per la bellezza d’un’idea 119

di sensazioni e di sentimenti superiori inafferrabili che tante volte ci tormenta e cui la musica esalta. Pochi anni or sono mi venne alle mani e lessi avidamente un libro del professore americano Joseph Le Conte intitolato: La Evoluzione e le sue relazioni col pensiero religioso. Ricordo tuttavia con quale emozione e stupore ho sentito per la prima volta, da giovinetto, rivelarmisi improvvisa nel pensiero una bellezza sensibile del Bene superiore ai sensi, del Bene puramente morale. Ora, leggendo nel volume del Le Conte i capitoli dove egli affronta il problema religioso, scoprendo via via di periodo in periodo le fila e la mira del ragionamento, un simile stupore s’impadroniva di me, il cuore mi batteva forte come all’appressarsi di una rivelazione nuova. Le idee sorgenti dal libro si svolgevano, si compievano rapide nella mia mente, ed ecco, sul declinar della vita, una bellezza sensibile del Vero superiore ai sensi, del Vero puramente intellettuale, saliva e si spiegava per la prima volta nell’anima mia. La fedele, costante voce interiore non aveva mentito; non solo non vi era antagonismo fra Evoluzione e Creazione, ma l’immagine del Creatore mi si avvicinava, mi s’ingrandiva prodigiosamente nello spirito, ne provavo una riverenza nuova e insieme uno sgomento simile a quello che si prova affac-