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xvi | Ascensioni umane |
Ideale che tutti e sempre possono raggiungere, la umile creatura abbandonata nell’Onnipotente come il gran principe che a Lui rende onore della propria potenza e la usa secondo la Sua volontà; colui che opera per una giustizia onde riconosce la legge in Dio, quanto colui che oscuro e pacifico vive, riverente nel pensiero e negli atti a una legge appresa come divina.
I cristiani che per fede glorificano Iddio non dicano superflua la parola che può almeno far pensoso qualche incredulo, che può forse muoverne uno a confessare la Divina gloria. La sdegneranno quei credenti che han conosciuto l’angoscia del dubbio? E i felici che nel segreto dell’anima non han lottato mai per la fede sdegneranno essi una ragione nuova di render gloria a Dio? Non basta. La convinzione che Iddio ha preparato con tanto immane lavoro, per la propria gloria, l’intelligenza e l’amore, è tale da infondere vita e verità alle pratiche della Religione. Atti senza intelligenza e senz’amore, quantunque abbiano forma religiosa, non sono atti religiosi, non possono piacere a Dio. Non può piacere a Dio che l’uomo, per timore di offenderlo, si astenga dallo scrutare i più alti problemi, si accontenti di una fede non più conveniente, nella sua forma, alle cognizioni scientifiche da lui possedute e simile a un tesoro di monete fuori corso