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VII.

Signori, mi hanno chiamato un mistico. Io non so cosa questo vocabolo provi; io vorrei che una psicologia serena osservasse, misurasse, comparasse i fatti oscuri dell’anima umana, non solamente per dedurne le leggi della sensazione e della intelligenza, ma pure per indagare la natura e l’origine dei moti interni che inclinano l’anima, senza visibile ragione sufficiente, in un dato senso e, come il moto fisico, si trasformano in calore, in un moto che somiglia quello dell’amore, pieno di dolcezza, di amarezza, di desiderii infiniti. Io chiederei a una tale psicologia di spiegarmi perchè la ipotesi della Evoluzione non già meditata nei libri dei suoi fautori, ma intravveduta nelle diatribe dei suoi avversarii, ma descrittami come arme avvelenata di un materialismo che sempre odiai, mi attraesse potentemente, m’infiammasse i