rano ad aprire una via nella roccia dura, nobili pensatori li seguono con le fiaccole. Essi proclamano la fallacia delle creazioni speciali, la discendenza naturale di tutti gli esseri da un solo ceppo per effetto di un principio di evoluzione interno alle cose, stimolato, regolato dagli agenti esterni; proclamano la legge di progresso riconosciuta da Haeckel, e per ultimo il concetto logicamente incluso in questa legge di un ordine e di un fine nella attività della natura, per cui vi appare necessario il governo di una Intelligenza e di una Volontà superiore. Questo concetto circa la finalità di tutte le cose, che nel linguaggio astruso dei dotti si chiama teleologia, è fieramente combattuto e amaramente deriso; ma se i suoi avversari pensano averne facile e lieta vittoria, è forse perchè combattono e deridono idee che nessuno più difende. Vi sono circa il fine e l’ordine celle cose vecchi concetti che sussistono ancora negli strati inferiori della conoscenza umana, ma che per noi, se posso come ultimo soldato di un esercito usare questo pronome ambizioso, sono morti e sepolti. Darwin ci si perde appunto perchè non sa liberarsi dalla idea che secondo i fautori di un piano divino dell’universo, ciascuna cosa abbia il suo fine unico e visibile. Non gli va che le penne del pavone, per esempio, sieno così riccamente adorne per far