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Per la bellezza d’un’idea 89

parlò dell’Origine con quella equanimità signorile ch’è un carattere dei migliori spiriti francesi. Intanto si preparava la terza edizione del libro; e notate, signori, che non usavano allora le finzioni degli editori odierni, ogni edizione annunciata come nuova lo era di fatto, e costava fatiche nuove all’Autore,

1 lettori dell’Origine si moltiplicavano dovunque, benchè Darwin gemesse sotto una tempesta di critiche ostili. «Sono stanco», diceva. Un concilio scientifico che si fosse raccolto nel 1860 avrebbe anatemizzata la dottrina. La conversione di Lyell era una bella vittoria; anche quella di Huxley, fattosi apostolo, come disse Darwin scherzando, del Vangelo del Diavolo, valeva qualche cosa, ma parecchi altri naturalisti di gran nome si erano pronunciati contro la nuova teoria, e Herschel diceva ai suoi amici: — Questa selezione naturale mi pare una legge di higgledy piggledy, — vocabolo che Darwin non capì ma che così al fiuto gli garbò poco. Intanto i lettori crescevano.

Fino a tutto il 1860 gli scienziati tedeschi, meno uno, non fiatarono nè pro nè contro. Alcuni di loro erano da parecchio tempo evoluzionisti in astratto, sostenevano che l’uovo doveva stare in piedi ma il colpo di Colombo non era venuto in mente a nessuno, e ora dava loro probabilmente un po’ di noia che questo diavolo d’inglese avesse messo