nella quale le idee circa i fatti naturali vanno prendendo un carattere razionale che io chiamerei matematico; carattere che consiste nella tendenza a escludere la tradizione e l’autorità, a dimostrare tutto ciò che non è assioma, in un severo concetto della equazione tra fatti e cause, dove il fatto è una quantità determinata e la causa è una x, in un impulso quindi a ben determinare, dapprima, mediante l’osservazione diretta il fatto, per procedere di poi logicamente verso la x. Un tale impulso doveva condurre lo spirito umano a incatenar bene e indissolubilmente fra loro certi effetti e certe cause, cioè a scoprire e determinare un indefinito numero di leggi naturali, a respingere tutto che è fuori delle leggi conosciute. Alcune anche fra le idee che portano questa impronta moderna periranno, diventeranno alla loro volta fossili e faranno stupire i nostri discendenti più lontani; ma intanto è certo che nel 1859 il senso comune umano si andava inavvertitamente disponendo in modo contrario alle opinioni regnanti circa la origine delle specie. Che il primo elefante e la prima elefantessa o anche solo che i primi due passeri fossero balzati vivi dal suolo, che una statua di creta fosse diventata improvvisamente un organismo di ossa, di muscoli, di nervi, irrigato dal sangue, nessuno l’avea potuto vedere ed era