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Per la bellezza d’un’idea 81

che insieme alla memoria di Wallace uscisse anche un saggio del lavoro di Darwin, Il pubblico non aveva badato affatto a quelle memorie; i dotti avevan detto che quanto vi era di nuovo non era vero e quanto vi era di vero non era nuovo.

Ciò non impedì che la nazione inglese divorasse poi in pochi anni sessantamila copie del libro sull’Origine delle Specie, e che i dotti gli dedicassero, pure in breve tempo, 265 memorie analitiche senza contare gli articoli di giornale. Si è detto per spiegare questo successo; «l’idea era nell’aria». A ciò Darwin in persona ha risposto: no, il segreto è questo, che io cominciai con trarre da materiali enormi un grossissimo libro, cui poi restrinsi in un compendio, dal quale compendio finalmente cavai un estratto, ch’è il libro sulla Origine delle Specie. Qualche osservatore superficiale potè dirgli: il pubblico si è gittato avidamente sul vostro libro, perchè vi conosceva e vi ammirava di già come autore del Viaggio d’un naturalista. Invece, uno di quegli spiriti troppo fini che sdegnano le verità volgari e vanno sempre in cerca del sottile e del nuovo, avrà potuto ragionare così: «il pubblico non capisce nulla della teoria, e gliene importa poco; figuratevi però una bella faccia di galantuomo, che stando in atteggiamento modesto davanti a voi vi parli arabo coné


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