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saluto al mare | 55 |
Dal grembo tuo, che mansueto vide
E sofferse dell'uom la tracotanza,
Un'arcana speranza, una speranza
Imperitura al perituro arride.
Ond'ei col vivo imaginar lontane
Patrie vagheggia e sconosciute, dove
Innovati destini e virtù nove,
Più mite il cielo e men conteso il pane.
Questa la speme che commise ai venti,
E alla fortuna, di Giason la prua,
Onde eterno il suo nome e della sua
Ventura il grido fra le umane genti.
Questa la speme che drizzò le vele
E resse il cor del Ligure tenace,
Quando il gran volo dietro al sol che giace
Spiegò, sordo agli scherni e alle querele.
O mare, o mar! sull'antico dirupo
Io seggo e guardo dal tuo sen fremente
Spuntar le nubi ora veloci or lente,
Volar per l'aria e ricalar nel cupo.