44 |
l'ultimo viaggio di ulisse |
|
Lente pendean le inerti vele, e avanti
Alle pendule prue, nelle stagnanti
Acque, non bolla si vedea, non lieve
Gorgo che moto rivelasse. Greve,
Sonnolenta, mortai calma affogava
Il cielo e il mare. E dopo un dì passava
Un altro dì, nè che l'orribil mora
Cessar dovesse apparia segno. Allora
Una torbida angoscia, una crudele
Ansia gli animi strinse, e le querele
Alto sonâr. Dall'una all'altra nave
Sen giva Ulisse, e col parlar soave
Raccendea le speranze, e di coraggio
Era esempio a ciascuno, e del viaggio
Prossimo e certo prometteva il fine.
E passato alcun dì, sulle supine
Onde un mattino agile corse un fiato
Di vento, e imbaldanzì, finché con grato
Impeto tutte empiè le vele. I neri
Scafi ondulâr, balzarono, e leggieri,
Solcando l'acque di spumosa scia,
Corser di nuovo la deserta via.