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l'ultimo viaggio di ulisse 43

     Ignoto mostro scaturia repente,
     Balenava, spariva. E già la mente
     Di tutti e il core una inquïeta cura
     Giva occupando, una secreta e scura
     Apprensïone di quel mondo ascoso,
     Di quel tacito andar senza riposo
     E senza fine. Dalle aguzze prore
     Fissi gli occhi tenean lunghe e lungh'ore
     Neil'arcano ponente: e oh quante volte
     In un ammasso d'avvallate e folte
     Nubi lor parve di scoprir la nova
     Terra agognata, e giubilando, a prova
     Alte grida levâr! poi, conosciuto
     L'error, d'un tratto ciaschedun fu muto,
     E alla patria lontana e al caro tetto
     Pensando, sospirò dall'imo petto.


Avvenne allor che d'improvviso un giorno
     Tutti tacquero i venti, e intorno intorno,
     Quanto l'occhio scorrea, tutto dell'acque
     Si ripianò lo specchio e immobil giacque.
     Lo scialbo ciel parea piovesse foco
     E impallidiva il sol. Nell'aer fioco