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l'ultimo viaggio di ulisse |
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A due colli drizzò contro l'insonne,
Sterminato oceàn l'erte colonne.
Quivi posâr l'intero giorno, orando
Propizii i numi al gran cimento, e quando
Fu nuovo dì, tutte in un punto solo
Sciolser le vele all'inaudito volo.
Vider poc'oltre, a manca man, fra morti
Macigni e nude, orride sabbie, gli orti
Delle gelose Esperidi, beati
D'ogni delizia, a ciascun uom vietati;
E l'arbore fatai cui l'auree poma
Gravan di sacra e prezïosa soma,
E in mezzo ai fiori onde il terreno è vago
Veglia, strisciando, il tortuoso drago.
Quello l'estremo suol fu che gli eroi
A tergo si lasciâr: da indi in poi,
Sfidando i venti incerti e l'onde amare,
Non vider più se non il cielo e il mare.
Lunghi giorni passar. Vedeano il sole,
Rutila, immane, mostruosa mole
Di foco, fra le nuvole errabonde,
Sorger dall'onde, traboccar nell'onde.