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l'ultimo viaggio di ulisse |
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Dell’oceano fiorir le sovrumane
Di Calipso e di Circe isole arcane,
Pari sull’acque a due natanti cigni,
Dense di tenebrose arbori, insigni
D’aurëi tetti, in lucida quiete
Divinamente tacite e secrete.
Trascorron oltre, e van radendo il passo
Ove, acquattate nel ferrigno sasso,
Latran Scilla e Cariddi. All’orizzonte
Fra le nuvole appar lo scabro monte
Che folgorando e rintonando il cielo
Empie di pigro fumo e al sol fa velo,
E nel notturno tenebror d’orrende
Funeree vampe alto rosseggia e splende.
Piegano verso mezzogiorno il corso,
Come il vento li caccia; e volto il dorso
Al periglioso mar delle sirene,
Corrono lungo le infeconde arene
Dell’arsa Libia; indi, scampati agl’irti
Scogli di Sidra e alle malvage Sirti,
Solcan felicemente a tutto spiano
Il numidico mare e il mauritano,
E alfin son giunti alla famosa stretta
Di Gade, ove il pugnace Ercole in vetta