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LE DANAIDI
Pallide, disperate, taciturne,
Vanno per l’ombra, tra la morta gente,
E reggon l’urne, faticosamente,
Con l’erte fronti e con le braccia eburne.
Giunte al doglio fatal, versan dall’urne
Capovolte la fredda onda lucente,
Maledicendo nella chiusa mente
Le inesorate deità notturne.
Romba nel doglio e in vorticose gare
Cresce l’onda e al vietato orlo s’appressa;
Poi scema e fugge e in un balen dispare.
E mai non cessa dall’equabil moto
Il tempo, e mai la vana opra non cessa,
E sempre il doglio frodolente è voto.