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136 IL TEMPIO DELL’AMORE IL TEMPIO DELL’AMORE Chi più ricorda il nome dei morti e dei sepolti? Spento è il vecchio lignaggio; ma il vecchio parco dm E ingombra, come un tempo, la spianata e l’alture Lucido d’acque, opaco di grand’alberi folti. Un po’ mutato, è vero. — Gialli, verdicci muschi Rodono delle statue i corpi seminudi; Più scarsi e rochi i fonti sgorgan dai sassi rudi, Tra foglie parasite e racimoli bruschi. Infornati di scabri tufi o di scure piante, Ancor piscine e stagni si dilatano in orbe; Ma un po’ confusamente, come pupille torbe, Specchian le mute rive e la nuvola errante. Il Bosco delle Muse è fatto ornai selvaggio: Intristiscono i bossi, intristiscono i mirti: Gli allori, i begli allori, come diventali irti! E più spine che foghe han le rose di maggio.