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96 LA LEGGENDA DI ECCAHTO Torce allora il cammino, ed al ritorno Affretta i passi; ma, guardando intorno, Non ben conosce la già corsa via, E sì gli par che tramutato sia L’aspetto in parte della selva antica. Procede incerto, e dove più s’intrica Quella, di su, di giù, fra rovi e spine, Gira, rigira, si smarrisce. Alfine, Quando già more il dì, stanco ei riesce Sovra il piazzale, innanzi al chiostro. Cresce Allora in lui la meraviglia. Ei vede Fatta maggior quella diletta sede: Ov’era bosco vede prato, e un chiuso Ove un prato fu già. Riman confuso, E dubitando va d’alcuna frode Di colui che nel mal trionfa e gode. Pur fa core, e s’inoltra, e alla ferrata Porta picchia perplesso. Ad una grata S’affaccia un portinar scarno e canuto Ch’e’ non ricorda d’aver mai veduto. Lo guata quello attentamente, e poi Gli domanda: " Chi sei, frate? che vuoi? „ Risponde l’altro: " Eccarto io sono, e fiate Di questo chiostro, e non ancor passate