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altro guaio, cioè: a non mai prendere una risoluzione perchè le discussioni saranno interminabili.

I grandi monumenti non furono mai terminati da chi li ideò, ed il monumento a Vittorio Emanuele II, senza essere il Duomo di Milano, è uno di questi. Sacconi, disgraziatamente, è morto giovane; ma chissà se anche vivendo il numero degli anni che ogni uomo ben costituito può vivere avrebbe veduto terminata l’opera propria. Anche prima della malattia era preso da continui pentimenti, era un fare e rifare continuo, ed alcune volte il rifatto era inferiore per bellezza alla primiera concezione. Ciò è sempre accaduto in ogni epoca e per ogni monumento.

Non si deve credere che le lievi modificazioni che inevitabilmente si devono fare ai concetti originarli debbano necessariamente rompere l’unità di concetto primitiva. Modificazioni ne avrebbe fatte anche il Sacconi stesso, come ne faranno i suoi continuatori, e queste modificazioni, quando non perturbino (1 concetto fondamentale, costituiscono quelle variazioni al tema che fanno l’opera d’arte più pregevole. Ovvero: se, fatte le debite proporzioni, si verificherà per la mole sacconiana ciò che in grande è accaduto per il nostro Duomo, il monumento a Vittorio Emanuele II non potrà che avvantaggiare in bellezza. II caso del nostro Duomo è così tipico, che merita di essere accennato.

È molto incerto chi fu l’autore del primo concetto; probabilmente fu una idea collettiva tradotta in forma concreta da oscuri artefici. Però principiata che fu la Cattedrale, non ostante le opposizioni di artefici non adibiti alla fabbrica e le guerre intestine fra quelli che lo erano, il tempio procédé sempre con quella unità di concetto che dimostrava nei proposti alla fabbrica un saldo convincimento di cosa doveva essere il tempio una volta compiuto. Tutte le variazioni erano permesse in quanto non turbavano l’omogeneità dell’opera. E questa armonia non fu perturbata che dal Pellegrino, quando San Carlo volle dare una fronte alla Cattedrale. Il Pellegrino, architetto del suo tempo, fortemente appoggiato da San Carlo, deviò dal concetto fondamentale e costruì la parte inferiore in stile classico-papale. Se non fossero mancati i mezzi, e non fosse sopravvenuta la morte del Pellegrino, i milanesi vedrebbero la fronte del Duomo con una facciata barocca o qualche cosa di simile.

Per il monumento a Vittorio Emanuele II non vediamo questo pericolo, poiché la parte costruttiva è compiuta, e non si potrà verificare il caso che un qualche Pellegrino odierno voglia costruire un pronao dove è preparata la costruzione per una scalea, considerando pure che non vediamo chi possa fare da San Carlo protettore. Ma si tratta di andar cauti nella interpretazione dei disegni e modelli lasciati dal Sacconi, ed intendersi sulle modificazioni da apportarsi. Il nocciolo della questione sta appunto in questi disegni e schizzi lasciati in eredità ai continuatori dell’opera dal defunto architetto, in quanto riflettono l’esecuzione dei dettagli armonizzati con l’assieme. E le più violenti diatribe furono suscitate appunto sui criteri coi quali il materiale ereditato - considerando che Sacconi era per così dire morto un anno prima che morisse realmente — fu interpretato dall’Ufficio Tecnico e dalla Commissione Reale consultiva. Si palleggiarono le responsabilità, si accusò e l’Ufficio Tecnico e la Commissione di infedeltà, perchè non vi fu nessun affiatamento fra la direzione e l’esecuzione dei lavori. È quindi urgente una risoluzione, altrimenti il monumento non potrà mai terminarsi. E per venire ad una soluzione razionale occorre fare l’inventario dei disegni, schizzi e modelli esistenti, coordinarli, eseguire disegni e modelli definitivi per le relative esecuzioni; e tutto questo con la cooperazione delle persone che furono addentro nelle idee del Sacconi. Stabilito il datarsi, se anche vi saranno alcune varianti, queste, ripetiamo ancora, aggiungeranno grazia e movimento all’opera qualora siano consonanti con il tutto, perchè saranno tenui modificazioni prodotte dall’integrazione di alcune nuove idee architettoniche.

Messa la soluzione sopra questa base, sarà indifferente l’avere tre direttori invece di un solo, purché una Commissione di vigilanza composta di tecnici risolva le difficoltà e trovi il giusto fra i dispareri che possono sorgere nella compilazione del progetto definitivo. Ma per giungere in porto con facilità, occorre pure che la nuova Commissione di vigilanza sia presieduta da una persona che, oltre alla competenza, unisca una posizione finanziaria e politica predominante, perchè possa con la sua autorità far fronte alle spinte esterne contrarie che inevitabilmente non mancheranno di prodursi.

F. V. Aramis.




  • A Vienna, l'attrice signora Cornelia Priell, con lo scrittore Koloman Roszngary.
  • A Bologna si celebrano le nozze delle note concertiste signorine Aurelia e Maria Badini, rispettivamente coi signori dottore Gaetano Baccheroni di Castel S. Pietro e avvocato Giovanni Gardini, fratello del distinto medico chirurgo.
  • a Parigi, il noto banchiere Jean Laborde, con M.lle Aubin.
  • A Frankfurt a/M., la signorina Goldschmidt, della famiglia dei letterati, col barone Schey.
  • A Saint-Germain, M.lle Marcelle Sartos, una delle attrici più apprezzate della Comédie Mondaine di Parigi, è sposa a M. Hachette, maresciallo d'alloggio all'11.mo Regimento Corazzieri.
  • a Londra, John London, ministro d'Inghilterra all'Aja, con Miss Lydia Edith Curstis.
  • A Ecouen, il pubblicista Albert Gaston Perot, con la professoressa Valentine Adrienne Chrétien.
  • A Belluno, l'avv. Ugo Pantaleo, di Venezia, con la signorina Francesca Sperto, figlia dell'on. avv. Angelo, già deputato per quel Collegio.
  • A Napoli si sono celebrate le nozze del signor Giuseppe Spano, ispettore agli Scavi di Pompei, con la signorina Pia Caterini.
  • a Villemonble (Seine), M.lle Marie Canaux, con Léon Paul Jaet, pittore assai ben noto, allievo di Barrias, collaboratore del Charivati col pseudonimo «Jaz».
  • Ad Atene, il figlio del Presidente del Consiglio dei ministri Theotokis, con la signorina Elena Achillopoulo.
  • A Firenze, nel Tempio israelitico, sono state celebrate le nozze della signorina Emmy dei baroni Levi, con l'on. Luigi Dreyfus, deputato al Parlamento di Francia. Ha celebrato il rito rabbino maggiore Margulies, assistito da altri officianti. È stata eseguita scelta musica.
  • A Veniano (Como), il signor Federico Frigerio, stimato e colto architetto, noto per opere egregie, colla signorina Mina Carcano, nipote dell'attuale ministro.
  • a Roma, il principe Luigi Czetwertynski, figlio del principe Vladimiro, ciambellano dello Tzar, con la principessina Rosa Radziwill, figlia del fu principe Giorgio e della contessa Maria Branicka, imprentata colle famiglie dei principi Strozzi di Firene ed Odescalchi di Roma.