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IL PASTORE 254

mano che il sole saliva, voci e suoni uscivano dalla loro vaghezza, per assumere tono e calore di accenti vivi ed umani. Nastri bianchi di fumo, sciogliendosi dai casolari nascosti, serpeggiavano come rivi sospesi nella trasparenza azzurra dell'aria! — lenti, non incalzati dal vento, tenaci a dissolversi, sfioccandosi leggieri in nuvolette candide e solitarie, posate tra i rami neri dei pini, simili a nidi di tortore inafferrabili.

“È stato un sogno!...,„ — sorrideva ella: — “un brutto orrendo sogno!... Ora è passato!... Non lo ricorderemo mai più, mai più!... Dillo!...„

Egli si abbandonò con impeto nelle braccia furtive ch'ella ansiosa gli tendeva, come u agguato, in una rivolta improvvisa e selvaggia della passione lungamente domata. La sua bocca chinossi come un fiore languido, sino a sfiorare quella di lei, restando immoto e chiuso nella sua corazza d'acciaio.

D'un colpo ella arretrò, irrigidendosi: — le sue mani gelide non accarezzavano più: stringevano convulse, come tenaglie: — i suoi occhi, sbarrati e attoniti, seguivano nel vuoto un fantasma d'inferno.

“il lupooo!...„

Un urlo fiero, che veniva d'assai lontano, passò vittorioso, come stido d'aquila nell'aria.

“Maledetto!...„ — gridò il giovine, allibito: — e con uno strappo si sciolse, balzò lontano da lei, che stava al suolo, la testa chiusa tra le mani, fredda come la morte.

“... Il lupooo!...„ — echeggiò ancora una volta, da una gola perduta, la voce terribile del pastore: — “il lupooo!...„


IL MONUMENTO DI VITTORIO EMANUELE II A ROMA



La grande mole incompiuta del monumento a Vittorio Emanuele II in Roma è stata, in questi ultimi mesi, oggetto di maggiore curiosità ed interesse che non nei tempi passati. Prima della morte dell'illustre Sacconi, il monumento faceva parlare di sè per i frequenti scioperi degli scarpellini addetti ai lavori: rare volte vi erano discussioni pubbliche sulle questioni artistiche che sorgevano, nascendo e mostrando queste fra l'architetto e gli esecutori.

Morto il Sacconi, la nomina di un successore alla direzione dei lavori si imponeva, quantunque la malattia dell'illustre architetto avesse già prodotto agitazioni d'indole artistica ed economica. I lettori conosceranno le diatribe violenti causate dalla nomina degli architetti Koch, Piacentini e Manfredi alla direzione dei lavori. Non è nostro desiderio di parafrasare le diatribe riferentesi alla nomina predetta, dovendo noi invece esaminare la questione semplicemente dal lato artistico. A noi basta che i lettori ricordino che i lavori sono in dipendenza del Ministero dei Lavori pubblici, e che una Reale Commissione di vigilanza, solamente consultiva, vigila, o per meglio dire, vigilava sul lavori.


Non deve recare meraviglia che in quest'epoca in cui si cerca affannosamente un nuovo stile, fosse data la preferenza al progetto che faceva rivivere l'architettura greco-romana. Bisogna considerare che il monumento al Padre della Patria doveva sorgere in Roma, la città classica per eccellenza; quindi difficilmente si sarebbe potuto innestare un monumento avente uno stile dissonante con tutto quanto avrebbe circondato il nuovo monumento. Pure supponendo che fra i concorrenti del primo e del secondo concorso vi fossero stati progetti in stile diverso del classico, difficilmente vi sarebbe stata una giuria che avrebbe concessa la palma ad un progetto bizantino o gotico o floreale. Si è scelto un progetto greco-romano il quale faceva presumere nei suoi dettagli una specie di rinascimento, ossia un classico che sentiva delle ondulazioni moderne.

È certo che noi impropriamente denominiamo rinascenza, rinascimento una epoca in cui uno stile si rinnova, e quest'epoca erroneamente la desiniamo per nuova nella storia delle arti. Invece, a voler giudicare con grande rigore, le epoche di rinascenza artistica dobbiamo classificarle per epoche di transizione, ad essere indulgenti, per epoche di sterilità ad essere severi. Perchè veramente si conviene di chiamare rinascenza un periodo nel quale, da molti punti di vista, l'arte ha precisamente cessato di rinascere, poichè gli artisti hanno avuto tendenza ad ispirarsi ad idee e forme provenienti da altre epoche, idee e forma di una società che non era la loro. D'altra parte una divisione netta nelle arti non esiste, perchè non esiste che evoluzione continua. Al gotico è succeduto quello che si chiama per antonomasia Rinascimento; questo, degenerando, ha prodotto il barocco. Sarebbe difficile dire quando è nato il gotico, quando è cominciato e finito il Rinascimento; e le divisioni artistiche non sono nè più nè meno artificiali delle divisioni storiche in periodi di cento anni ciascuno.

Questa breve digressione spiegherà al lettore le cause delle violenti diatribe dei mesi scorsi a proposito della concezione sacconiana. Chi l'ha chiamata imbalsamazione del passato, chi scenografia della freddezza accademica, chi opera immortale.


Ora che abbiamo questo monumento fatto per due terzi, bisogna pure trovare il modo di compierlo degnamente, e per compierlo occorre un direttore dei lavori. Pur prescindendo dalle questioni di competizione personale — che furono in questo caso inquinate dalla politica — la soluzione di presenta sempre difficile. Con un direttore unico che abbia un gran nome, si corre il pericolo di vedere menomata l'unità di concetto, volendo il direttore — sia pur in fin di bene od anche inscientemente — aggiungere del proprio. Con un collegio dirigente, oltre a non ovviare totalmente il sopraesposto pericolo, si corre incontro un