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246 | ARS ET LABOR |
cardo Cobden: “In fondo al più liberale degli Inglee, non manca mai un substrato di conservatorismo. E rimarrà sempre assiomatico il trito adagio: Priscaè Angliaè leges, nolumus mutari Non vogliamo cambiare le vecchie leggi dell'Inghilterra„.
E sta di fatto che se alle tornate parlamentari del Regno Unito, i pubblico maschile non è ammesso di diritto — ma semplicemente tollerato — le femmine ne sono invece escluse per lo spirito e per la lettera di una legge di Oliviero Cromwell. Evidentemente il “Grande Protettore„ non era affatto un feminista. Eppure l'ispido Puritano non avrebbe dovuto dimenticare che la sua vittoria di Preston — era stata aiutata dal tragico olocausto di una intrepida donna!
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In Germania, Guglielmo II sta celebrando le sue nozze d'argento. Il quarantaduenne signore dell'Impero, il 23 febbraio 1881 sposava, in Berlino, Augusta Vittoria principessa di Sleswig-Holstein. La bionda e simpatica duchessina, sorella ad Ernesto Gontiero, duca di Sleswig, aveva un anno di più, allorchè salì ai talami eccelsi del figlio al buon Federico III — fuggitiva ombra di Trajano tedesco, e del quale, se fosse vissuto, sarebbesi potuto dire “vera delizia del genere umano„. In un quarto di secolo di matrimonio, sei principi ed una principessa, uscirono da quelle bene auspicate nozze. Guglielmo principe ereditario ha ventiquattro anni ed è dal giugno dell'anno passato, felice sposo a Cecilia duchessa di Meclemburgo.
Lo seguono i fratelli Eitel — anch'egli oggi fidanzato alla duchessa Sofia Carlotta d'Oldenburgo — e poscia Adalberto, Augusto, Gioacchino e principessa Vittoria Luisa, oggi quattordicenne. — Sono dunque floride, le attuali nozze d'argento degli imperiali tedeschi.
E fedele al suo sistema, ormai diventato un dadà — Guglielmo II non mancò di dare alla sua festa di casa un carattere militare. I ricevimenti nella Reggia, furono accompagnati da una serie di discorsi, diretti dall'Imperatore alle rappresentanze diverse tanto nazionali che estere. E rispondendo al principe Alberto che lo felicitava in nome dell'esercito, accentuò la propria dichiarazione, che nell'esercito “è ancora personificata la magnifica opera del risorgimento imperiale„. E soggiunse: “Il mio primo pensiero è per le nostre forze nell'esercito: e l'Imperatrice ha sempre cura di soccorrerne ogni dolore ed ogni infermità. Dio faccia non si presenti il caso d'una guerra: ma ove tuttavia, ciò avvenisse, sono pienamente convinto che l'esercito farà le sue prove, come trentacinque anni fa„.
Come si vede — il lievito delle armi — ultima ratio rerum — fermenta più che mai nello spirito del capo della Germania. La sua preoccupazione è sempre quella. Ed il suo ritorno, col pensiero, a trentacinque anni fa — basta per indicare all'evidenza — e malgrado la persistenza di molteplici divagazioni e spiegazioni modificatrici degli organi massimi del pensiero governativo prussiano — che Guglielmo II tien d'occhio alle eventuali conseguenze d'un possibile insuccesso diplomatico, ad Algesiras. — Per fortuna che l'Imperatore se ne rimette anche un po' a Messer Domeneddio: il quale, dice Paolo Ferrari, nella sua Medicina d'una ragazza malata, è un buon e santo vecchio — che sa ben lui, ciò che deve fare....
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Urgono in Ungheria le vicende della resistenza alla volontà di Francesco Giuseppe ed alla politica de' suoi ministri. Da Vienna si è creduto riuscire manu militari a domare la febbre dell'autonomia politica, cui la Transleithania, afferma appoggiata la sua riunione all'Austria. Ma è possibile che il pensiero, maturato nella Hoffburg, rimanga tale — in potenzialità, e non arrivi a tradursi in atto. Certo è che oggi, in terra Magiara, è l'inno di Kossuth, quello che prorompe dalle gole ungheresi. Ed esso si è sostituito al celebre coro dei padri entusiasti, acclamanti all'Austria — nell'ora del supremo pericolo — col celebre giuro: «Moriamur prorege nostro Maria Teresia!»
F. Giarelli. |