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19 marzo, che figura sul calendario col nome di Quinqutrus, così chiamato, secondo Ovidio, perchè le feste di Minerva duravano cinque giorni; secondo Varrone, invece, perchè era il quinto dopo le Idi... Era specialmente festeggiato dai precettori, cui usavasi fare dagli allievi un dono speciale, chiamato Minervale.„ Più tardi “s'introdusse l'uso dei giochi scenici e venatorii, ma quel giorno fu sempre scevro da spettacoli cruenti, e la festa consisteva nella sospensione dei lavori e in gare letterarie„; “e sappiamo che Domiziano, non sembranddogli sufficienti le fest fatte in Roma, celebrò ogni anno le Quinquatrie sul monte Albano, con cacce magnifiche, giuochi e rappresentazioni sceniche. “Quelli che più d'ogni altro prendevano parte all'allegrezza di quei giorni erano, a quanto pare, i tibicìni, ossia coloro cui spettava sonare nei sacrifici e nelle pompe funebri; essi costituivano un collegio numeroso e di grandissima importanza, poichè l'ufficio e la presenza loro era condizione essenziale per l'efficacia della cerimonia, che altrimenti non poteva giudicarsi perfetta„1.

Dal giorno 22, poi, fino al 27 si celebravano le feste Megalèsie in onor di Cibèle e di Attis, che erano una riproduzione delle anàloghe feste frigie trapiantate in Roma, e si annunziavano fin dal 15 marzo con la processione dei cannòphori che portavano in pompa dei fusti di rose. Il 22 marzo arbor intrat; il pino, simbolo di Attis, entrava solennemente nel tempio di Palatino; come in Frigia, i rami erano ornati di corone di violette, il tronco circondato da strisce di lana. La cura di portare l'albero sacro era affidata ai dendròfori, collegio sostituito sotto la sorveglianza dei quindecèmviri.

Il 24 maro era un giorno lugubre, in cui i Galli, nei loro trasporti frenètici, si ferivano e contorcevano e insanguinavano le braccia

Il 25 scoppiavano i più gioiosi trasporti nelle feste Hilarie; il 29 aveva luogo la cerimonia solenne del bagno della dea. Una processione scortava fino alla riva il casso, ove era il simulacro della dea; si faceva... prendere un bagno a questa, e si riconduceva a Roma, ove il popolo si mascherava e si abbandonava a mille ebbrezze gioiose.

Così terminava il Marzo. La terra intanto era andata attiepidendosi sotto i primi raggi del sole primaverile, e il sole era entrato furtivamente tra i solchi e le zolle a baciare e a dischiudere i germi che sarebbero più tardi maturati in frutti e in messi. E gli uomini, passato il fugace tempo delle follie e dell'ebbrezze, si accingevano alle prime opere della Terra, festeggiando, simultaneamente le successive manifestazioni di lei nell'entrante mese che a punto, perchè, secondo Macrobio, fruges flores animaliaque ac maria ac terrae aperiuntur, chiamarono Aprilis.

Cucggiono. Guido Vitali.

“LA TRAVIATA„ AL TEATRO ALLA SCALA



Al teatro alla Scala continuano le rappresentazioni della Traviata con tale successo che non ha riscontro negli annali gloriosi del massimo teatro milanese.

Le molte rappresentazioni fino ad ora date non bastano a soddisfare il desiderio del pubblico che vuole assistere ad uno fra i più riusciti ed emozionanti spettacoli. Di conseguenza tutti i posti del vasto teatro sono sempre esauriti e vi sono prenotazioni che vanno sino alla 18.ma rappresentazione.

Del resto entusiastico successo è pienamente giustificato dalla assoluta eccellenza dello spettacolo, sia per la ricchezza ed il buon gusto della messa in scena, sia per la squisita esecuzione, a cominciare dall'orchestra (maestro Mugnone) e dal coro (maestro Venturi).

E se nel tenore Sobinoff abbiamo un Aldredo elegatissimo nel canto e nell'azione, e se nel baritono Stracciari applaudiamo la nobiltà efficace del gesto e la bellezza della voce e del canto, è semplice giustizia tributare lodi senza fine a Rosina Storchio, la più vera, la più appassionata Violetta che abbiamo fin qui ammirata, ad onta delle potenti emozioni suscitate da celeberrime artiste. Ed è perchè Rosina Storchio è semplicemente vera, come abbiamo detto: in lei nessun lenocinio di voce, nessuna concessione a quelle viete corone che facilmente hanno l'applauso del grosso pubblico. Se in due soli momenti di espansione drammatica — vogliamo essere veri anche noi — si potrebbe desiderare un maggior volume di voce, in compenso abbiamo nella lunga, difficile, appassionata parte una interprete finissima, fedelissima al concetto Verdiano ch'essa lascia pure in tutte le sue ammirevoli linee, senz'aggiungere vieti barocchismi di trilli, o di accenti drammatici più adatti a Maria Stuarda od a Beatrice di Tenda che non alla Signora delle Camelie.

La signora Rosina Storchio a buon diritto può vantare la sua interpretazione della Traviata fra le più preziose memoria di una trionfale carriera artistica.


(gr.)
  1. Vaccai. Festa di Roma antica.