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proiezioni 237

come se un'onda luminosa si allargasse sul palcoscenico, sul dramma, e che dal palcoscenico e dal dramma volasse ad espandersi invadendo gli spettatori, anime e sensi. Il segreto del suo fascino? sta in questo, che essa è una di quelle attrici che hanno la grande dote della spontaneità, recitano una parte e par l'improvvisino, talora anzi par che scherzino con la parte stessa e con chi la scrisse e con chi l'ascolta, e par perfino che si prendano gioco del pubblico spingendo quella spontaneità anche oltre i limiti del simmetrico, talché lo stesso spettatore ad un certo momento, come raggirato, abbagliato dai raggi di un fuoco d'artificio, di ì indiavolata briosità, resta incerto se si tratti di realtà o di fantasmagoria. Eppure questa spontaneità è la dote più genuina, la più sentita, la più sincera loro dote, dote ferace e peregrina d'un temperamento autentico, strettamente singolare. Tale è quello di Miss Marion Winchester, attrice personale se mai ve ne furono — personale direi quasi ancor più che etnicamente inglese: alla di lei genialità, infatti, si direbbe abbiano presieduto in strana fusione l'humour più britannico e la verve più parigina!

Stefano Donaudy. — Ha 26 anni ed è autore dell'opera in quattro atti Teodoro Körner, rappresentata nel novembre del 1902 al teatro Municipale di Amburgo con ottimo successo.

Sin da fanciullo dimostrò singolari doti per la musica e, specialmente, per la composizione.

A dieci anni suonava il pianoforte e il violino e componeva già alcune melodie per canto. A tredici scrisse un'opera in un atto: Folchetto, e, dietro consiglio di un musicista, amico di famiglia, che aveva scorto nel giovinetto, più che un dilettante, un futuro maestro, incominciò ad apprendere armonia e contrappunto.

stefano Donaudy. Ma, impaziente di arrivare subito a formarsi quella coltura per la quale è necessario un non breve periodo di studi, e considerando che la via da percorrere era lunga e difficile, ben presto si scoraggiò e decise di abbandonare gli studi musicali per dedicarsi a quelli classici, già iniziati, pur non tralasciando, per conto suo, di coltivare l'arte prediletta come più gli garbava. Entrato, però, a sedici anni, all'Università, un vibrante desiderio di apprendere seriamente la musica lo invase, e, avendo intanto composta un'altra opera: Scampagnata, propose alla famiglia di abbracciare esclusivamente l'arte che tanto sentiva, sicuro di riuscirvi.

Fu allora presentato al maestro Zuelli, direttore del Conservatorio di Palermo, il quale, letto il lavoro del giovane, ne intuì ili forte talento musicale, volle che abbandonasse l'Università e imprese con grande