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ars et labor | 231 |
LA VELOCITÀ DEI TRENI MISURATA MUSICALMENTE.
La velocità di un treno si misura esattamente a mezzo di appositi apparecchi e, con sufficiente precisione, anche servendosi di un semplice orologio a secondi.
Io non descriverò nè gli apparecchi indicatori, nè il modo di adoperare l'orologio, poichè un simile argomento in “Ars et Labor„ farebbe l'effetto di una solenne stonatura; ma dirò di un'idea che m'è passata per il capo e che, posta in pratica, mi ha dato dei risultati soddisfacenti, approssimativi s'intende, ma non lontani dal vero.
Un treno in corsa produce un rumore che a tutta prima può parere confuso, ma che in realtà non lo è affatto. Chi, viaggiando, vi presta un po' d'attenzione ode un susseguirsi di colpi simmetrici più o meno frequenti, più o meno distinti a seconda della velocità del treno e del tipo della carrozza nella quale si trova. Si tratta insomma di un vero e proprio ritmo che si distingue benissimo e che è sempre iniziato da un colpo speciale, generalmente più forte degli altri, il quale può servire determinare la velocità del treno, appunto perchè prodotto dal passaggio delle ruote sull'unione di due rotaie consecutive.
È dunque logico ammettere che il rumore del treno, essendo ritmico, possa servire, dirò così, ad accompagnare una melodia qualsiasi, purché questa corrisponda, per il tempo, al ritmo del convoglio. — In altri termini, i colpi prodotti dalle rotaie possono rappresentare i singoli movimenti della bacchetta di un direttore di orchestra, o, meglio ancora, il tic e tac del metronomo di Maëlzel, e permettere a chi, canticchiando, vi sa adattare un determinato motivo di valutare la velocità del treno. Sarà un Presto e rappresenterà una velocità piuttosto grande, sarà soltanto un Allegro e rappresenterà una velocità alquanto inferiore.
Or bene, tenuto conto che la lunghezza delle rotaie più in uso è di 9 metri e che quindi si pul facilmente calcolare per ogni velocità quanti sono i colpi che si devono sentire nello spazio di un minuto primo, e ricordando, d'altra parte, che il metronomo coi suoi battimenti indica appunto quante volte il valore di una data nota è contenuto nel detto intervallo di tempo, la questione si riduce a un semplice confronto, giacché se il numero dei colpi dati dalle rotaie corrisponde a quello dei battimenti del metronomo, anche la musica da questo misurata indicherà senz'altro la velocità.
E per concludere, ecco un paio di esempi. Se i colpi che iniziano il ritmo prodotto dal convoglio sono così frequenti da rappresentare il tempo di galop, quel convoglio avrà la velocità di circa 90 chilometri all'ora. Se invece i colpi corrisponderanno al tempo di una marcia militare00, il treno si muoverò con la velocità di circa 60 chilometri all'ora.
Aggiungo infine che uno steso pezzo può servire per valutare più velocità. Ed invero se si batte il tempo marcando ogni quarto, si potrà stabilire, come già dissi che il convoglio ha una data velocità purchè ad ogni quarto corrisponda un colpo di rotaia; ma se ad ogni quarto i colpi di rotaia fossero due, la velocità darebbe doppia; e sarebbe soltanto la metà se il colpo di rotaia si facesse intendere ogni due quarti.
G. Nisbri.
TRIESTE A GIUSEPPE VERDI
Trieste è la prima città italiana che inaugurò un monumeto a Giuseppe Verdi.
Nel nostro fascicolo del 15 febbraio scorso già abbiamo accennato a tale avvenimento, che assurse a straordinaria importanza per la immensa folla di cittadini accorsa ad onorare il Grande Italiano e per gli splendidi discorsi pronunciati dal signor Burgstaller de Bidischini, presidente del Cmitato pel monumento Verdiano e dal Podestà di Trieste, avv, Sandrinelli. Siamo davvero spiacenti che tirannia di spazio non ci contenta di riprodurli.
Il momento è opera dello scultore Alessandro Laforêt di Milano, ed è veramente ammirevole per la composizione sobria, semplice, quale richiede la personalità tutta intima di Verdi, mentre la somiglianza del Grande Maestro è completamente ridotta con arte somma, e nobilmente riprodotta.
Lo scultore Alessandro Laforêt è nato a Milano nel 1863: meglio dei nostri elogi, tornerà a di lui onore quello che si può chiamare il suo stato di servizio e che si compendia come segue: Studiò alla R. Accademia di Brera in Milano. Alla I Triennale di Milano (1891) espose il gruppo in gesso al vero L'orfanella; alla II Triennale (1894) il gruppo al vero