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il posto alle biciclette e agli automobili; le popolane vanno a fare spesa da Miccio, da Mele e da Gutteridge. La città ha preso un aspetto più moderno e più civile, ma non temete, o adoratori del colore locale, che sia mutata radicalmente la città nostra e i suoi abitanti. Il tempo non riuscirà a cambiare del tutto l'indole ed i gusti di questo popolo.

interno di un vicolo (demolito).

Molte cose sono sparite, parecchie sono rimaste e rimarranno ancora immutate. Pallino e lo Scoglio di Frisio, S. Carlo e il miracolo di San Gennaro, Montevergine e Piedigrotta, il lotto e gli zampognari di Natale, le zeppole e le sfogliatelle di Pintauro, i fichi d'india e le maruzze, la pizza al forno e il capitone, i frutti di mare e le canzoni. E il soffio della civiltà dovrò essere ben poderoso se riuscirà a togliere dalle strade di Napoli le vacche e le capre, perchè nessuna ingiunzione municipale varrà mai a proibire alle miti bestie cornute, dagli occhi tondi, di sgusciare fra le gambe dei miseri pedoni.

Ma il volere dalle vacche e dalle capre, vaganti ancora per le vie, giudicare lo scarso grado di progreddo di questa città, sarebbe un giudizio come quello del proverbiale inglese, che, imbattutosi, nel metter piede a Calais, in un povera gobbetta, scrisse a Londra che la Francia era il paese dei gobbi.

gradini di s. barbara (tuttora esistenti).

Napoli è una città complessa, multiforme e multicolore, ora è anche una città progredita. Molto si è fatto. Vi sono ancora alcuni quartieri, dove pare di essere tornati indietro di un secolo, dove la gente, le case, le strade ricordano qualcuna delle più misere città della Spgna; ma vi sono pure via S. Carlo e via Caracciolo, piazza Plebiscito e San Ferdinando, il Rione Amedeo e piazza Vittoria, dove pare di trovarsi sui boulevards o al Präterstrasse. E vi è sempre e sopra tutto Toledo, la più animata, più sfavillante, più nervosa, più camaleontica strada del mondo.

Onorato Fava.


Fotografie Esposito, Napoli.