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napoli d'oggi 225

tuoso del suo trabiccolo, e tira, e allunga la pasta di miele color d'oro nei suoi franfellicchi a cinque un soldo.

bottega di marussaro.

Le nuove forme di réclame hanno confinato anche laggiù nella vecchia Napoli il pazzariello, l'allegro banditore, che annunziava, con smorfie grottesche e colpi di grancassa, l'apertura di una nuova bettola o di una nuova panetteria.

Sparite le famose trattorie popolari di Monzù Testa in via Tribunali e di Giovanni Solla in piazza della Ferrovia, spariti i baracconi di piazza Municipio, dove, fra non molto, l'Arco di Aragona sfolgorerà libero al sole, in tutta la sua maschia bellezza.

Molte cose nuove sono venute ad accrescere le attrattive di questa città nostra e a darle un fascino più signorile. Il popolo ha accolto le novità con la sua placida indifferenza, ha accettato i nuovi portati del progresso senza chiederli, ma adattandosi poi a servirsene e trovandovi piacere e soddisfazione. Ha visto allargare le sue strade e penetrare il sole nelle sue case, ha accettato il Rettifilo e la Galleria Umberto I, le funicolari di Montesanto e di Chiaia che lo trasportano sul Vomero, dove modesti borghesi hanno piantato le tende formadovi un nuovo quartiere, i tram elettrici che avviano giornalmente migliaia di napoletani a Portici e a Bellavista, ai Bagnoli e a Pozzuoli, a Posillipo e al Corso Vittorio Emanuele, a marano e a Caivano, la ferrovia circumvesuviana che, con pochi soldi, li porta a Pompei e a Sarno, la funicolare Cook che li trascina fin sulla bocca del cratere. Va a sorbire il gelato e sentire il concerto di dame bianche al caffè Calzona, al Fortunio, al Gambrinus e agli altri Restaurants aristocratici che si sono aprti in questi ultimi anni e che non hanno nulla da invidiare a quelli di Parigi e di Vienna. Corre in folla a far colazione al Ritrovo Pizzicato e negli altri numerosi bars disseminati nelle principali vie della città. Frequenta i teatri vecchi e nuovi, guarda con ammirazione i grandiosi edifizi che sorgono, i palazzi dell'Università che si distendono dalla via della Sapienza, alla piazzetta Ruggero Bonghi, i nuovi Stabilimenti industriali che s'impiantano nel quartiere orientale e dove troveranno pane e lavoro tanti giovani volenterosi e intelligenti. Accorre agli spettacoli di varietà dei cafè-chantants e si entusiasma alle figure tremolanti dei cinematografi.

interno di un vicolo di s. lucia (demolito).

Sono mutate le cose, sono spariti vecchi tipi tradizionali, sono cabiati in parte i gusti del popolo. Agli spassiatempi si preferiscono le nocelle americane, ai foglietti volanti a due centesimi che si andavano vendendo per le vie, con la narrazione sgrammaticata dell'ultimo fatto di cronaca, si preferisce il giornale illustrato a colori della domenica, al teatro popolare di S. Ferdinando Federico Stella, invece del Capo della Camorra e della Pettinatrice di Borgo Loreto, rappresenta l'Otello di Shakespeare, l'Onore, gli Spettri e Madame Sans Gêne; i due rote lasciano


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